Quasi mi sento in colpa a dover dare un voto non eccellente ad un gioco del genere.
Portopia ha fatto la storia, inutile girarci attorno: il secondo gioco pubblicato, dall'allora neonata, Enix detiene il merito di essere il precursore delle visual novel e di tutti i videogiochi con avventure narrative, che rappresentavano un'inedita alternativa ai giochi d'azione: al posto dei riflessi, il videogiocatore doveva ora fare affidamento al proprio pensiero logico e alla capacità di ragionamento.
Non solo, ma il lavoro di Yuji Horii (futuro creatore di Dragon Quest, a sua volta fondatore dei JRPG) fu anche un'importante fonte di ispirazione per aspiranti autori, essendo, insieme a Super Mario Bros di Miyamoto, il videogioco che spinse Hideo Kojima a incanalare il proprio talento creativo nel game design.

Ma storia a parte, il gioco com'è?
Sorprendentemente profondo e articolato per trattarsi di un gioco del 1983. Come ogni visual novel, ma anche avventura grafica dell'epoca, di stampo investigativo, lo scopo è quello di risolvere il grande enigma di un caso di omicidio compiendo una sequenza variabile di azioni standard (Spostati, interroga, prendi, esamina etc) a seconda della zona e del contesto in cui ci si trova. Il fiore all'occhiello che contraddistingue Portopia è la sua libertà d'azione: il giocatore non sarà obbligato a seguire dei binari fissi per poter avanzare nell'indagine, ma potrà gestirla come meglio crede nell'ordine che preferisce, data la possibilità di poter ottenere lo stesso risultato in più modi differenti. Occhio, perché non è scontato questo fattore; molti giochi moderni, per quanto siano più raffinati tecnicamente, non offrono sempre tutta questa libertà d'azione.
D'altro canto, non sempre il dosaggio di questo "libero arbitrio" risulta adeguato, poiché capiterà diverse volte di essere costretti a fare cose totalmente randomiche pur di procedere con la storia principale, senza che vi sia alcun riferimento grafico o dialogo a fungerci da indizio

Altra grave mancanza, poi sistemata in porting futuri, è quella della colonna sonora. Il sonoro è presente, pure con un ruolo talvolta fondamentale per la risoluzione degli enigmi, ma solo il minimo indispensabile. L'assenza di "musiche" rende sì l'esperienza di gioco più simile a quella di un'indagine reale, ma a costo di abbassare l'impatto emotivo di alcuni momenti chiave della trama, come il climax finale.

Se siete amanti dei gialli classici cosiddetti "dalla stanza chiusa", allora questo gioco fa per voi. L'intreccio narrativo sembra uscito direttamente da un libro di Agatha Christie e il colpo di scena finale, ripreso e rielaborato da giochi più recenti, vi lascerà di stucco. I personaggi che ci accompagneranno durante questa (dis)avventura non saranno molti, tuttavia saranno valorizzati dalla loro vibrante personalità e dalle diverse reazioni verso le nostre azioni più "sceme".

Sicuramente Portopia è un gioco difficile da recuperare in lingua, quantomeno, inglese, ma lo sforzo è stato più che sufficientemente ricompensato da un'avventura ispiratrice e ricca di segreti. In caso aveste la pazienza di un santo, o foste dei folli, non esitate un solo secondo a giocare The Portopia Serial Murder Case.

Reviewed on Dec 02, 2023


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