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Fioriel backloggd The Rewinder

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Fioriel is now playing No More Heroes III

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Fioriel is now playing Slay the Spire

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Fioriel reviewed Little Kitty, Big City
L'unico gatto al mondo agile come un elefante. Comandi rozzi e poco pratici.
Giochino antistress che non possiede lo stesso charm di "A short hike", pur condividendone molti aspetti.

4 days ago


4 days ago


4 days ago


4 days ago


Fioriel finished Harold Halibut
Harold Halibut è un gioco iconico, unico nel suo genere. Uscito dopo quasi un decennio di lavorazione presso un piccolo team indipendente (anche se non si direbbe), questa bizzarra avventura sci-fi, realizzata in uno stile che ricorda la tecnica della stop-motion, vola talmente in alto da sfiorare l'appellativo di "Capolavoro".
Capolavoro, però, non è, poiché Harold Halibut tradisce proprio laddove il videogiocatore ripone maggior fiducia: l'esperienza interattiva.

Se questa fosse una recensione professionale spenderei paragrafi interi di elogi verso quasi ogni aspetto del gioco, ma in questa sede meglio sintetizzare; la storia è appassionante, i personaggi sono delineati con una cura ed un amore immensi, il doppiaggio è sbalorditivo, il reparto artistico è unico e curato nei minimi dettagli, la colonna sonora è evocativa e i dialoghi sono brillanti.
Se fosse un film, potrebbe anche superare i lavori di Wes Anderson, grande ispirazione per il gioco.

Probabilmente chi non ha mai giocato Harold Halibut ora si chiederà: di che genere videoludico fa parte? Platform, Puzzle game, Horror, Avventura Grafica...
Nessuno di questi. O meglio, nessuno in generale. In senso negativo.
Harold Halibut non crea un nuovo genere, ma li distrugge tutti quanti. Non è un avventura grafica perché non ci sono enigmi, non è un walking simulator perché c'è ben poco da camminare, non è una visual novel perché è pieno di cutscene. Non è niente, gli unici momenti interattivi prevedono di spostare (pure lentamente e con diversi caricamenti) il protagonista da una parte all'altra della mappa di gioco. That's it.
Ci sono piccole variabili sporadiche, ma sono estremamente guidate e lineari. Ogni tanto si ha l'impressione che se abbandonassimo il controller o la tastiera sul tavolo il gioco si finirebbe da solo.
L'unica vera libertà che ci viene concessa è l'esplorazione delle location "Raptureiane", in cui sarà possibile scambiare qualche nuovo dialogo con gli npc per conoscerli meglio (senza però che ci sia alcuna influenza sulla trama) e sbloccare delle immagini disegnate dal nostro Harold in persona. Sebbene questa parte sia carina e rilassante, è troppo poco per un gioco che dura sulle 15 ore, in cui più della metà sono dedicate a filmati o conversazioni.
Questa penuria di interazione lo rende più un film interattivo che un videogioco vero e proprio, con la conseguenza di un sensibile abbassamento della valutazione.

Detto questo, Harold Halibut rimane un gran bel gioco, un'esperienza unica, profonda ed emozionante. E' la storia di chi vaga sconsolato alla ricerca di un ambiente che rispecchi la propria essenza, una casa per la propria anima, rifiutando così le classiche convenzioni a cui l'uomo sembra destinato a prendere parte dalla nascita, oltretutto non per una propria decisione, che invece altri, sconosciuti e defunti, prima di lui si sono permessi di compiere.
Molte testate giornalistiche hanno affossato questo indie con voti oltremodo bassi. Diversi giocatori hanno criticato questo indie per la sua prolissità, noiosità e insensatezza. In questo caso voglio prendermi una grossa libertà... la libertà di dire che non hanno capito proprio niente. Comprendo le critiche, HH non è esente da difetti, ma dare un voto appena sufficiente o addirittura insufficiente ad un gioiello del genere significa non comprendere il medium videoludico nella sua interezza e/o non amarlo seriamente. Non esistono solo i giochi competitivi, non esistono solo Spiderman, God of War, The last of Us, Horizon, ci sono tante piccole produzioni che vanno salvaguardate e apprezzate per il loro coraggio nel proporre qualcosa di nuovo e rischioso in un mercato che sta iniziando a stagnarsi dietro alle solite produzioni AAA, ormai tutte simili tra loro.

Perciò fatevi un favore e giocate ad Harold Halibut, fino alla fine.

So... true bluglglgl is being happy within uncertainty!


5 days ago


Fioriel is now playing Harold Halibut

10 days ago


10 days ago


Fioriel is now playing The Rewinder

10 days ago


Fioriel finished Lisa: The Joyful - Definitive Edition
Il DLC/Sequel standalone di "Lisa: The Painful", rispetto al predecessore, non innova granché dal lato ludico, benché indirizzi il giocatore ad adottare un approccio più calcolato in battaglia e strategico nella gestione di risorse; tuttavia, come era prevedibile, si concentra maggiormente sulla narrazione, ampliando e concludendo i terribili eventi iniziati con il viaggio di Brad alla ricerca della sua "Ometta" nella Olathe devastata dal "Flash".

La gestione della difficoltà in "Lisa: The Joyful" è decisamente più onesta rispetto al gioco base, ma non per questo più semplice, anzi. Saranno pochissimi gli oggetti curativi a nostra disposizione, così come non esisterà praticamente nessun pg a darci supporto in battaglia, saremo solo noi e la nostra tattica, soli contro un mondo di spietati mostri (umani e mutanti) pronti a darci la caccia per i peggiori motivi.
Intendiamoci, The Joyful è un gioco piuttosto breve, perciò non avremo a disposizione un arsenale di mosse estremamente vario e malleabile, però sarà comunque divertente utilizzare quelle a nostra disposizione, ottenute, naturalmente, livellando la scatenata protagonista.
Degna di nota è l'aggiunta della corsa, feature che indorerà la pillola dei costanti backtracking e runback a cui saremo sottoposti.

Portare avanti una delle più belle storie del panorama videoludico, indipendente e non, mantenendo alto al contempo il livello di qualità della narrazione e dello sviluppo dei personaggi non era di certo un compito semplice, persino per la stessa mente creativa dietro la saga dei "Lisa".
The Joyful, purtroppo, non riesce totalmente nell'impresa. Sicuramente alcuni momenti sono memorabili e lo sviluppo della protagonista lascia molto a riflettere sul tema dell'autodifesa, ma è anche vero che i nuovi eventi non forniscono delle risposte soddisfacenti agli ultimi quesiti lasciati in sospeso, oltre i quali non si sentiva realmente il bisogno di questo sequel. Alcuni personaggi vengono totalmente stravolti, con il risultato di ottenere la perdita di tutto il loro senso drammatico. Ma questa è trama canonica e l'autore ha "sempre" ragione... magari in un futuro uscirà un seguito o un prequel che fornirà ulteriori chiarimenti.

Tecnicamente è possibile giocarlo senza aver prima recuperato "Lisa: the Painful", ma non lo consiglierei affatto, altrimenti non potrebbe essere totalmente comprensibile.

Alla fine si tratta di un buon rpg, ma non di certo di una perla da recuperare a tutti i costi, al contrario del prequel.



10 days ago


Fioriel finished Lisa: The First
Breve avventura grafica dai toni surreali, ispirata al visionario Yume Nikki e tratta, purtroppo, da una drammatica storia vera.

Lisa: The First è una allegoria interattiva dell'abuso domestico e, soprattutto, delle profonde cicatrici che tale crimine lascia, indelebili, nella mente delle vittime.

La struttura ludica è ispirata a quella del sopracitato Yume Nikki, nella quale viene data al giocatore la possibilità di esplorare cinque livelli, ognuno con una tematica differente, nell'ordine che si preferisce, nei quali sarà possibile raccogliere oggetti per barattarli o utilizzarli al fine di risolvere piccoli enigmi.
Per quanto le premesse siano interessanti, il prodotto finale abbassa le aspettative; a mente fredda risulta molto più lineare di quel che sembra, gli enigmi sono banali e talvolta il codice di gioco esprime certe ingenuità, spiegabili tranquillamente con l'inesperienza del dev alla sua opera prima e alla gratuità del software. Inoltre, ciò passa irrimediabilmente in secondo piano, dato che il focus principale di questa esperienza rimane la trama.

Nonostante non contenga esplicitamente alcun elemento spaventoso, "Lisa: The First" riesce comunque ad inquietare il giocatore, seppur indirettamente; il disagio non scaturisce da jumpscare o immagini grottesche, quanto più dalla terrificante verità celata dietro a tutto ciò.
Non è il gioco a spaventare, ma la nostra realtà quotidiana.




13 days ago


14 days ago


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